Come è nata l’idea?
Finlandia, Finland Lapland, e già il nome, racchiude in se qualcosa di magico, poi i fiordi Norvegesi, con il connubio mare neve, le renne gli alci i km di terra selvaggia senza confini ordinari che filtrano la vista o l’immaginazione, una popolazione ricca di storie misteriose, “un giorno andrò”….. si dice così spesso, poi un giorno sono atterrato ad Helsinki, deciso ormai ad arrivare in bici a Caponord.
Quando viaggio cerco di non informarmi troppo prima della partenza, è meraviglioso essere liberi di vivere il momento con una concezione di vita che non ci apparteneva fino all’atterraggio. Quindi mentre Helsinki mi regalava nuove tecnologie stradali, neve, porti ghiacciati e navi rompighiaccio, non mi facevo mai sfuggire l’opportunità di chiedere ad un locale info sulla Lapponia… dunque la sera stessa mi ritrovavo in un comodo vagone letto notturno direzione R o v a n i e m i, capitale della Lapponia Finlandese, 2 km a sud del circolo polare artico, sul quale ha sede la casa di un signore alto con una barba bianca lunghissima.
Quella esperienza artica a bordo di un auto presa in fitto e brevi percorsi in motoslitta mi fece capire che per me non era abbastanza, per quanto piano andassi con l’auto per tutte le domande che facevo per quanto cercavo di addentrami nella visione dei Sami, avevo ancora la necessita di conoscere e assaporare il freddo nordico, volevo calarmi nel luminoso buio di quella latitudine e godere di quei timidi raggi sole.
Pertanto io tornerò in bici!
Tre anni dopo mi ritrovavo in quell’aereoporto con un grosso cartone al seguito ed un sogno si avverava.
La fase preparatoria
mangiare dormire lavarsi pedalare con una giusta dose di luce, in pieno inverno oltre il circolo polare artico.
Grazie ad alcune ricerche su internet scopro di una gara Lappone la Rovaniemi 150, che si tiene verso metà Febbraio e consiste nell’affrontare a piedi bici o sci un percorso in totale autonomia per un tot di km (credo150) dove è necessario da regolamento avere degli accessori tecnici per partecipare in sicurezza. Bene ho trovato la lista della spesa, spulciando la lista dei ciclisti trovo un italiano, un meccanico di bici di Aosta che a sua volta ha un blog viaggia in bici lavora sulle bici e giornalmente pedala sulla neve. Bene ho trovato dio.
Dunque inzia la ricerca degli sponsor, cosi posso incominciare ad ordinare i pezzi della bici, non sarò tecnico nella spiegazione anche perché non lo sono ma in breve niente leghe leggere niente deragliatori iper leggeri e costosi niente fronzoli da bar, abbiamo realizzato una bici tosta.. in acciaio con pneumatici chiodati impianto elettrico che ricaricava anche gli smartphone delle renne ed una luce che illuminava come un camion.
Bici ed abbigliamento tecnico sono pronti, ora attrezzatura da bivacco, qui è venuto in aiuto un incursore del battaglione San Marco (Mazzinga), un uomo bionico che praticamente mi ha allenato mi ha nutrito e mi ha insegnato a farlo con delle razioni cucinabili con un micro fornellino ed un fiammifero.
Avevo tutto l’occorente ora dovevo prepararmi fisicamente e mentalmente, grazie ad un volenteroso amico ciclista abbiamo percorso le prealpi marittime da Genova a Cannes, poi Cannes Montpellier ed ancora Montpellier Aosta, poi ancora salite in inverno ad agosto sul mare in montagna ma non mi sentivo mai all’altezza delle aspettative di chi aveva creduto in me, e quindi continuavo a spingere nelle condizioni più estreme ma ritenevo non fosse mai abbastanza paragonandolo alla meta prefissata, l’ultima volta che ero stato a quelle latitudini ho visto il termometro toccare i meno 44.
Con l’intenzione di affrontare solo 30/40 km al giorno, prenoto un piccolo lodge con annessa officina per 3 giorni ambientarmi e partire. Ma cosi non è stato
Il primo giorno finito di assemblare la bici, mi allontano dalla citta seguendo le scie delle motoslitte su un lago ghiacciato e come sempre la realtà supera la fantasia, il suono degli pneumatici sulla neve quella luce che a soli 14km/h illuminava come dei fari allo xeno, l’emozione fece scendere una lacrima e fece salire la voglia di iniziare di partire di non smettere.
La descrizione dell’itinerario e il diario
Rovaniemi-Tromso poi diventato Rovaniemi-Nordkapp circa 800km percorribili con l’auto, un centinaio in più con la bici, percorsi ciclabili laghi boschi e tanta libertà nella Lapponia Finlandese.
I numeri non mi piacciono, non conosco una sola domanda interessante la quale risposta preveda numeri. Non so quanto pesi la mia bici quanti grammi il forcellino o le misure esatte delle borse del cibo della tenda, non trovo proprio nessun interesse nel sapere la velocità di percorrenza o la percentuale di salita, infatti il gps super comodo in alcune circostanze lo tenevo sempre chiuso al caldo poiché mi dava un senso di angoscia e pressione scoprire che avevo ancora tot km da fare o una salita a 2 km o i gradi ed altre info numeriche, piuttosto leggevo ogni singolo segnale della natura.
Il primo giorno la fatidica partenza sono emozionato il padrone di casa con tutta la famiglia è li ad incoraggiarmi il fotografo che da tecnico diventa un po’ più amico, le calze in goretex, lo scaldacollo la tenuta artica la action camera montata, cartina gps cioccolato the caldo ed appuntamento col fotografo a 10 km a nord al Villaggio di Babbo Natale.
La mia meta ipotetica sarebbe stata ad una 30 di km a nord costeggiando la nuova E75,
non appena parto brioso e pieno di entusiasmo inizio subito a fare i conti con la temperatura, ricordando che l’ultima volta li vidi -44, sono sorpreso di quel caldo 1 grado sopra lo 0, non ero vestito per quello infatti arrivo al villaggio completamente fradicio, grave errore pedalare sudati con l’abbigliamento bagnato inizi a tremare non appena rallenti, quindi arrivato al villaggio mi cambio cerco di calibrare bene i tre stati necessari alla giusta evaporazione qualche fascetta qua e la e si riparte, oramai, ho solo 20km da fare in pianura col sole ed al “caldo”, solo dopo pochi mt dopo, mi rendo conto del perché ero li in bici, cosa mi aveva spinto sin la su, avevo risposte a domande che non sapevo, insomma ero proprio felice, riuscivo ad apprezzare tutta la bellezza singolare del luogo e ad ogni metro aumentava la grinta e la motivazione, mi ripetevo “sono nato per questo”, e cosi il primo giorno arrivato al punto d’incontro in una stazione di servizio a circa 30km nord da Rovaniemi con la velocità che mi permetteva di non perdere i dettagli naturali che regala quella latitudine, decido di proseguire e quella sera dopo 89km mi fermai in una baita attratto dal luccichio degli occhi delle renne al buio. Con una fame da lupi anzi da ringhiare ad un branco di lupi approfitto delle camere del posto ed attendo un nuovo giorno.
Cosi il secondo giorno si parte con una bici in perfetto stato e una fame che non ho mai avuto, e -8gradi, quindi per il viaggio, con quelle temperature e per i prossimi tratti Finlandesi con dislivelli non superiori ai 400m slm, non avrei avuto grosse difficoltà, mi ero reso conto che il percorso era davvero una prova psicologica, che la passione può spingerci oltre i nostri confini mentali, per far questo decido di non rispettare più le mete previste di non preoccuparmi troppo della distanza dei prossimi villaggi abitati o delle stazioni di servizio, ma andare un po’ all’avventura, quindi mi preparavo per affrontare le tappe 3 giorni alla volta, per intenderci se non avessi trovato nulla sarei stato autosufficiente col cibo e attrezzatura per 3 giorni, a volte capita di uscire dai boschi e senti in lontananza il rumore di una motoslitta che cozza con le ore trascorse in piena sintonia con la natura, chi avrebbe mai immaginato questo, che solitamente schizzo con una rumorosissima Ktm.
Karigasniemi alle spalle e si entra in Norvegia, il mare è ancora lontano ma dopo qualche km dal confine seguendo le indicazioni per il museo dedicato alla popolazione Sami, trovo un alce allo stato brado e molto piu grossa di una renna e mentre pensavo se fosse piu veloce di me in caso di necessità, trovo la carcassa di un animale bello grosso con le tracce di sangue nella neve… smetto di farmi domande e accellero.
I fiordi fantastici, questo panorama mi porterà sino alla meta, ricordo un giorno in particolare raffiche di vento fortissime salite ghiacciate dovevo spingere più del solito per guadagnare poche centinaia di metri, ero davvero sfinito e non c’era l’ombra di civiltà da diversi km non riuscivo a raggiungere la vetta della salita neanche troppo estrema ma quel vento gelido la rendeva impossibile e quando stavo per mettere i piedi a terra stavo per mollare ero esausto e avevo percorso appena 30/35 km, fissando quella vetta mi chiedevo, perché oggi madre natura sembra prendersela con me e riflettevo su cosa avrei potuto far meglio, quando, una raffica potente, mi spinge come una mano gigante quasi sin su, e bastato quel gentile gesto a rimettermi le ali (anche perché dopo una salita c’è sempre una gran discesa).
Honningsvag solo 37 km per Nordkapp, l’eccitazione è alle stelle, l’arrivo è sempre più vicino a soli 13km, c’è una sbarra che blocca il piccolo traffico di vetture per lo più bus turistici, la sbarra la alzano solo 2 volte, alle 12.00 ed alle 12.20 e i veicoli vengono scortati da uno spazzaneve d’avanti e un mezzo 4×4 enorme dietro, la bici invece è libera non ha orari e non ha scorta, ricordo ancora le facce stupite dei turisti che scattavano le foto dal Bus a questo ciclista che andava in inverno a Caponord su quella salita dove è tutto cosi bianco da perdere l’orientamento, c’è molta neve fresca e non posso neanche alzarmi in piedi per spingere sui pedali, perché il posteriore si alleggerisce e slitta, ma dopo 13 giorni di cui tre notti in tenda, il freddo, le camminate nella neve quando la bici affondava o quando i piedi iniziavano a ghiacciarsi, il fornellino col kerosene gli occhi che bruciavano le orme degli animali selvatici svanisce tutto quando in lontananza intravedi la forma tonda del mappamondo posizionato li alla fine della terra o all’inizio, (ma io vengo da Bari quindi per me è la fine) il colore blu profondo del mare la scritta 1500mt NORDKAPP 500 mt NORDKAPP la porzione di mare ora è sempre di più la ruota anteriore si alza l’adrelina fuoriesce dalla pelle…. I turisti erano li da un pezzo e non sapevo che mi avrebbero accolto con un applauso di incoraggiamento, e quei sorrisi, scendo, posiziono la mitica bici sul piedistallo la osservo la ringrazio e do sfogo all’orgia d’emozioni indefinibili, ma poi una più di tutte una sensazione che non conoscevo invade la gioia meritata in quel momento, ho finito ed ora cosa farò, è davvero strano, ma provare a far qualcosa ti impegna cosi tanto la tua vita nel quotidiano che hai quasi una sensazione di vuoto, ma adesso mentre scrivo e riguardo le foto penso solo alla felicità che ho provato attraversando e superando il circolo polare artico sino ai confini più settentrionali D’Europa.
I ringraziamenti
il vero carburante è stato Il Dott. Raffaele Jannucci, direttore di Plein Air, che ha creduto senza garanzie o riserve in me e mi ha dato la possibilità di fare un’esperienza che mi accompagnerà per sempre Grazie.
Mario Sechi, della Marina Militare Italiana, che senza la sua infinità pazienza e sconcertante umiltà nel dare consigli di sopravvivenza, come se fosse la cosa più normale e facile del mondo, senza il suo supporto logistico e morale non sarei arrivato alla meta Grazie.
Marco Nicoletti, un vero professionista del settore, che ha creato una bici indistruttibile dagli scogli alla neve, una persona degna di stima anche sotto un profilo umano Grazie.
Ad Ilyan l’ingegnere come lo chiamavano in molti, un Rottweiler di 63 kg grande e grosso che dopo avermi accompagnato per 8 anni, mi salutò poco prima di quella esperienza, la grande bonta e la sua determinazione in ogni occasione mi sono stati d’aiuto, Grazie cucciolone.